Dopo aver esaminato l’importanza della scelta e lavorazione del legno, andiamo al sodo e finalmente parliamo di resina, la parte più artistica e “divertente” ma molto delicata.
Il riempimento con la resina epossidica, infatti, è un’operazione complessa e articolata.
I nostri esperti del fai da te potrebbero pensare che il tutto avvenga seguendo questi semplici passaggi: scelta del colore, aggiunta del colorante alla resina epossidica e colata.
Ma la pratica non è così semplice come la teoria e ci sono vari aspetti da tenere in considerazione.
Facciamo un passo indietro e capiamo che cos’è la resina epossidica.
La resina epossidica è un polimero termoindurente. Un polimero, dunque una macromolecola composta da diversi gruppi molecolari uniti a catena. La resina inizialmente la troviamo sotto forma di due componenti, la parte ‘A’ è logicamente la resina, e un catalizzatore, la parte ‘B’.
Non tutte le resine hanno lo stesso rapporto di catalisi, di quelle testate sino ad ora abbiamo trovato resine effetto cristallo con rapporto 1:27, altre per medi spessori a 1:30 e altre rapide per bassi spessori o sigillature 1:50 o 1:60 a volte anche di più a seconda del produttore. Quindi molto importante è seguire alla lettera le indicazioni della scheda tecnica allegata al prodotto e rispettare i rapporti di miscelazione in peso o in volume per evitare di buttare stupidamente materiale..la resina soprattutto se di qualità (non quella che trovate su Amazon per intenderci) costa cara.
Esistono poi una serie infinita di errori che si possono commettere se non si è esperti, come per esempio versare la resina troppo rapidamente col rischio di inglobare più bolle di quelle che già inevitabilmente avete creato durante il prelievo dei componenti e la successiva miscelazione. Anche in questa fase bisogna prestare molta attenzione e miscelare con cura e costanza fino a quando tutte le molecole della parte A si uniranno a quelle della parte B. In questa fase inglobare aria è veramente semplice e, data la viscosità del materiale, estrarla poi non sarà facile in quanto dipende anche dalla temperatura ambiente in cui lavorate.
Per esempio, tanta resina in massa dentro una caraffa da 5 litri, lasciata a “degasare” per lungo tempo, potrebbe aumentare esponenzialmente di temperatura e mandare a fuoco il vostro garage…Scherzi a parte, non è così pirotecnica la scena, ma non è piacevole anche perchè la vostra bella resina diventerebbe inutilizzabile.
Esistono quindi macchine per il vuoto che possono aiutarvi ad estrarre il più possibile le bolle, ma anche qui aggiungiamo altre spese da affrontare per la buona riuscita del lavoro.
Eliminare le bolle al 100% sarà impossibile ma con metodo ed esperienza si otterranno ottimi risultati.
Armatevi di pazienza perchè la resina ha bisogno di tempo per indurire e i tempi che vi detta fra una colata e l’altra o prima di estrarla dal cassero e le successive lavorazioni vanno assolutamente rispettati, come d’altronde anche le condizioni ambientali in cui lavorate.
Alla resina non piace il freddo, ma nemmeno il troppo caldo è opportuno in quanto solidificherebbe troppo in fretta creando bolle o peggio ancora le già citate bruniture e imbarcamenti. Dovremmo quindi dotarci di una stanza apposita a temperatura controllata tra i 18 e i 22 gradi deumidificata e con meno polvere possibile o contatti con l’esterno..non vorrete mica trovarvi solidificata e imprigionata nel tavolo una mosca come la zanzara nell’ambra di Jurassic Park…
Stiamo per arrivare alla conclusione del nostro percorso di creazione di un river table. Ultime ma non meno importanti, infatti, sono le finiture, di cui scopriremo di più nel prossimo articolo!